23 anni fa Paolo Zanardi, ex giocatore di basket e retail manager in Nike Italia, creava “XT Retail”, società di prodotti e servizi nel settore retail. Consulenza su formazione, visual merchandising, allestimenti vetrina, store design, space management e tanto altro. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui.
Ciao Paolo. Come e quando hai creato XT-Retail?
«Dopo una forte e quasi decennale esperienza come manager in aziende come Foot locker e Nike, nel Marzo del 1998 cominciai ad avvertire l’esigenza di mettermi in discussione e capire bene quanto fossi io ad avere delle competenze o quanto fossero le aziende che mi mettevano nelle condizioni di essere un professionista del settore. Certamente sia io che le aziende per le quali lavoravo abbiamo ricevuto un reciproco beneficio crescendo in parallelo. Già ai tempi avevo intuito, forse casualmente, che il mercato poteva essere pronto per ricevere una consulenza ed un supporto da professionisti che già da tempo operavano nel mercato occupandosi direttamente di retail».
Com’è cambiato il mondo del retail nel corso degli anni?
«Come in tanti altri settori anche il mondo del retail ha subìto in oltre vent’anni dei profondi cambiamenti. I più significativi sono però avvenuti negli ultimi cinque, ed in particolare negli ultimi due a causa anche della pandemia. Molte attività e servizi si sono spostati su dinamiche digitali stravolgendo molto la figura del visual merchandising, la formazione e le dinamiche commerciali. Certamente negli ultimi anni si era espanso a dei livelli di offerta che però superavano la reale necessità della domanda. Abbiamo anche assistito ad un’importante riduzione dei costi che in alcuni casi era necessaria. Certamente manca ancora ad oggi una cultura generale negli addetti ai lavori che riconosca l’importanza di creare nuovi talenti dando loro la possibilità di studiare e presentarsi in questo ambito di lavoro con i requisiti necessari attraverso un metodo e non sull’esperienza diretta».
Quanto è importante per un’attività essere seguiti da un’agenzia come la vostra?
«Ovviamente potersi avvalere di una società che vanta un’esperienza diretta, avendo svolto realmente in prima persona i vari ruoli che appartengono al mondo retail, consente di avere una visione più ampia e di poter prendere degli spunti e acquisire delle competenze da altri settori per poterli applicare ai propri. Inoltre, sia che l’azienda sia strutturata internamente in modo parziale che totale, la funzione di un’agenzia esterna è sempre quella di ottimizzare i costi e di potersi affiancare alla forza lavoro già esistente dando quindi un maggior supporto ai partner dei vari brand».
Sei stato un giocatore di alto livello. Quanto è importante lo sport per il tuo lavoro e la tua attività?
«E’ stato fondamentale, lo sport ti insegna a vincere, a perdere e, per chi ne è capace, a rialzarsi. Ti insegna a condividere e ti fa capire l’importanza di avere un ruolo all’interno di un contesto più ampio dove non sempre si può essere protagonisti. Ti mette nelle condizioni di vivere ed operare per obiettivi accettando il piacere di affrontare sfide con lo scopo di migliorarsi sempre. Infine, ti offre la possibilità, per chi vuole coglierla, di poter insegnare e trasferire le tue competenze ad altri che potranno portare avanti il testimone».
Scrivi libri, sei sempre in radio, porti avanti tante attività e passioni: qual è il segreto?
«Detesto annoiarmi, pertanto cerco sempre di individuare quegli ambiti che mi stimolano a mettermi in gioco per vedere fino a che livello posso essere competitivo o presentabile. Scrivere un libro (Ritagli di Retail: Storia del Retail attraverso un percorso autobiografico e casualmente professionale) è stata un’occasione per mettere a frutto un’esperienza quasi trentennale in un settore che mi ha consentito di conoscere molto del nostro paese (e del mondo) dal punto di vista geografico, culturale e professionale, cercando di poter dare alle nuove generazioni di retailer una memoria storica che non vada persa. Ogni tanto mi diletto nella pittura con risultati modesti ma che mi consente di entrare in una dimensione di relax mentale e leggerezza che pochi altri ambiti mi danno. Infine, la mia esperienza in radio è nata per gioco ma mi consente di propormi come sono, ovvero una persona aperta, curiosa e desiderosa di confrontarmi continuamente, con l’obiettivo di imparare ed ascoltare le esperienze di altri».
In questo momento qual è la cosa di cui hanno più bisogno le attività nel mondo retail?
«La prima cosa che mi viene in mente, a parte una riforma fiscale e nuove norme in ambito di diritto del lavoro, è la parola fiducia. Il settore del retail, insieme alla ristorazione e al turismo, è uno dei più colpiti pertanto gli addetti ai lavori hanno bisogno di ritrovare quella fiducia nelle istituzioni e nella politica che hanno completamente perso. Servono quindi nuove regole, più chiare e con una pressione fiscale decisamente inferiore a quanto era in era fino a febbraio 2020. Inoltre, serve elevare il livello di servizio al consumatore finale che non è più attratto da negozi che spesso offrono gli stessi prodotti attraverso addetti vendita non professionalmente preparati, aggiornati e particolarmente motivati».
Un caso che ti è rimasto particolarmente a cuore per come avete lavorato e per il risultato che avete ottenuto?
«Ovviamente in una carriera di oltre vent’anni come agenzia risulta difficile poter indicare un’azienda con la quale abbiamo avuto un percorso così importante da doverla distinguere dagli altri clienti. Tuttavia, non amando le risposte politicamente corrette, mi vengono in mente un paio di casi nei quali ho avuto il piacere e soprattutto la netta sensazione che stavamo dando un valore aggiunto e che lasciavamo un segno nei nostri interlocutori.
Il progetto BMW motorrad ci ha dato la possibilità di creare una cultura in ambito visual merchandising per una delle aziende più prestigiose del settore automotive.
Il progetto con Chef Express ci ha consentito di arrivare in maniera capillare su tutte le stazioni di servizio e ferroviarie trasferendo competenze nel nostro partner in ambito in store marketing.
Ed infine il progetto di digital in store image per Luxottica che ci ha dato la possibilità di andare oltre confine offrendo la nostra professionalità ai mercati oltreoceano».
Al termine di questa intervista, una doverosa precisazione: sì, in foto, sto facendo finta di scrivere al computer… anche perché sto cliccando col dito sulla scrivania.